00:00:00
19 Apr

Morire d’amore a 90 anni!

di Michele Illiceto

L’amore ha mille volti, mille modi in cui declinarsi. Ha molte storie e molteplici vissuti in cui raccontarsi. Non ha età, perché quando matura ritorna di nuovo bambino per ricominciare sempre daccapo e quando cresce è perché si rinnova attraverso le mille peripezie che vorrebbero annientarlo.

L’amore sfora ogni limite, scompagina ogni schema e spiazza ogni previsione, ogni tipo di pianificazione. Deborda i calcoli e le aspettative. Come ti sorprende e ti stupisce, così ti mette alla prova per vedere se ne sei all’altezza. Non ti promette di evitarti il dolore, ma ti prepara ad affrontarlo.

Nel passato quando due sposi si univano in matrimonio si diceva loro di amarsi “finchè morte non vi separi”. Amore e morte: due eventi che, pur essendo agli antipodi, con quella frase venivano a costituire due parti di una unica e grande promessa. La morte come sfida e limite posto all’amore e l’amore come unica risposta alla morte. Come unico modo per non far morire l’altro.

Spesso si pensa che l’amore sia solo dei giovani e che col passare del tempo esso si affievolisca. Si crede che per essere vero esso debba inseguire le novità, nutrirsi sempre di nuove e più forti emozioni in grado di tenere sveglia l’antica passione. Nel mondo nevrotico e confuso di oggi sembra che gli amori debbano cercare l’eccezionale per sopravvivere, senza sapere che l’eccezionalità si annida proprio nelle mille pieghe di una normalità spesso banalizzata e resa ovvia, nella ferialità fatta di gesti quotidiani semplici e accompagnata da infiniti linguaggi nascosti.

Molti hanno paura di amare perché temono che col tempo il legame si trasformi in prigione. Temono la durata e la profondità e preferiscono stare in superficie per scappare quando il rapporto diventa difficile. Pensano che la fedeltà sia più un peso che una virtù, un catenaccio piuttosto che un orizzonte, un ostacolo che impedisce nuove avventure piuttosto che un cammino di maturazione fatto di conferme e nuove promesse.

Nella società postmoderna caratterizzata dai legami liquidi è diventato sempre più difficile stare insieme per tutta la vita. Raramente accade, e, quando accade, la cosa fa riflettere e interroga quanti vi hanno rinunciato.

In queste settimane mi è capitato di vivere una esperienza tragica ma allo stesso tempo ricca di tanti significati. Si tratta di due anziani – Donato e Rachele – che a pochissimi giorni di distanza l’uno dall’altra sono morti. Prima Lui, novantaduenne, morto per una malattia, poi Lei, ottantottenne, che dopo la morte di Lui, non avendo retto al dolore del distacco, si è lasciata lentamente morire. Come si diceva una volta: è morta di crepacuore. Dopo 71 anni di amore di cui 12 di fidanzamento e 59 di matrimonio, non se la sono sentiti di lasciarsi, di stare l’uno senza l’altro. Tutto il tempo insieme non è bastato a saziare il loro desiderio di stare ancora l’uno accanto all’altra. La morte che li doveva separare, al contrario li ha uniti ancora. Non c’è limite all’amore quando ha radici profonde e durature.

Che bell’esempio di fedeltà ci viene da questi due anziani, i quali, malati d’amore si sono amati fino alla morte, anzi oltre la morte. I nostri legami liquidi impallidiscono dinanzi alla robustezza di questa storia. Meglio i legami solidi che come scogli resistono alle maree della vita e alle intemperie delle infinite vicissitudini, le quali anziché indebolire il loro rapporto, lo hanno con il tempo fortificato e fatto maturare.

E’ proprio vero: l’amore mantiene giovani. E quando viene la morte dovrà arrendersi anch’essa. Infatti, quando verrà la morte ci porterà via tutto, tranne ciò che abbiamo donato, perché ciò che abbiamo dato è già presso coloro che abbiamo amato, e lì resterà per sempre.

Per sempre!

Da altre categorie