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18 Apr

Quale futuro per la “generazione invisibile”?

di Angelica Placentino

Ciao! Chi sono? Io sono una fra tanti, il niente in un mare di materia. Sono una dei tanti figli di questa generazione che cresce sotto questo grande albero di rami secchi piantato da altri prima di noi, nato da quel seme costituito dall’insieme di scelte discutibili fatte da chi ci ha preceduti. Ma non siamo una sola generazione, siamo più di una generazione, ma oggi ci sentiamo un po’ tutti uguali, un po’ tutti fratelli sotto questo grande albero che non ha radici molto profonde, quei rami secchi sono le false prospettive che ci vogliono rifilare. Sotto questo albero c’è chi studia ancora, chi attende un posto di lavoro dopo aver studiato anche troppo, chi cerca di far quadrare i conti per tentare di mettere su famiglia. A guardarci dal grande giardino ci sono quelli che di noi non hanno capito proprio nulla, ci sono le persone che ci accusano di essere chiusi, di non volerci adattare, di non volerci accontentare. Noi da qui sotto vogliamo dire a quelli che parlano di noi senza parlare con noi che noi siamo giovani, siamo ragazzi come lo sono stati loro prima di noi, con la stessa voglia di cambiare il mondo, con la stessa grande energia, ma con molte meno prospettive a causa del diverso periodo storico che ci troviamo ad affrontare.

Noi siamo quelli che guardano al futuro ineluttabile da un presente assai instabile, quelli che scelgono continuamente tra cuore e testa: abbandonare la propria terra, dove per sempre abiteranno i sentimenti per cercare di costruire un futuro lontano, o restare e lottare per creare delle prospettive qui, dovendosi sovente accontentare? Sotto questo grande albero ci sono quelli che conoscono il valore del sacrificio, delle ore passate a sottolineare libri, mentre i potenti vagliavano riforme che nel tempo ci stanno rendendo il gioco sempre più duro. Ci sono quelli che ad ogni partenza conservano la speranza di poter tornare un giorno a casa assieme ai maglioni ed alle conserve in valigia.

Sotto questo albero conosciamo tutto: le paghe indecenti, il freddo delle aule studio, la fatica dell’alternanza scuola-lavoro e le ore di studio al ritorno da questa, i prezzi dei libri, le tasse da pagare. Qui conosciamo tutto, anche il valore della lotta, di chi Resiste nel proprio territorio nonostante le tempeste, la scelta che ci rende meno schiavi e più liberi, l’immane sacrificio di doverci accontentare sapendo di meritare di più.

Di noi ha parlato il regista foggiano Antonio Bratti che, unitamente a Roberto Bratti, Riccardo Nesta ed Alessandro Giagnotti, hanno creato un cortometraggio che riassume perfettamente la condizione di chi vive sotto questo albero di incertezze e precarietà, il meraviglioso corto, tutto nato e cresciuto in Capitanata, prende il nome dal suo protagonista, il giovane Antonio COGLIOCCHI, magistralmente rappresentato dall’attore Donato Parisano, il quale ha trentacinque anni, tanta voglia di lavorare e nessuna proposta degna del suo curriculum vitae, lui non manca di accontentarsi, decide anche di emigrare all’estero: come accade a tanti di noi, il giovane Cogliocchi appare sfiduciato ma, nonostante ciò, lui non si arrende. Il cortometraggio è stato proiettato durante il “Foggia Film Festival 2017” dove è stato accolto molto positivamente da critica e pubblico (seppur fuori concorso) e lo si può vedere su youtube cliccando sull’anteprima che trovate in fondo all’articolo.

In conclusione, siamo tutti un po’ il protagonista del corto, Siamo la generazione invisibile, quella sfiduciata che non perde coraggio, che rischia, che inventa, che si re-inventa. Siamo quelli che voi non volete vedere, ma noi ci siamo, ci siamo ed urliamo. Siamo incendi che aspettano solo di essere innescati, buttate benzina sul nostro fuoco: DATECI FIDUCIA.

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